22 novembre 2008

Sandro Curzi. Era un'altra sinistra

Sandro Curzi. Era un’altra sinistra
di Roberto Maurizio

Contro il pensiero unico
Nato a Roma, il 4 marzo 1930, il giornalista Sandro Curzi si è spento nella Capitale, oggi, 22 novembre 2008. A 78 anni ci lascia una delle migliori “penne” della sinistra, di un’altra sinistra: quella che si batteva con il cuore e con l’anima per la giustizia e per i più poveri; quella che era accanto agli operai, ai pensionati, alle famiglie più bisognose; quella che credeva veramente in una “rivoluzione” economica e sociale; quella che era contro l’eliminazione della scala mobile; quella che credeva nel “Welfare State” e non nel Mercato; quella che era contro il “monetarismo” e a favore dello “strutturalismo”; quella che era contro gli Stati Uniti e a favore della grande Madre Russia. Ci lascia così un pezzo di storia italiana, vissuta schierandosi da una specifica parte all’interno della Guerra Fredda. La sinistra negli anni ’40 e ’50, intesa come Pci e Psi, era fortemente sbilanciata; solo il Psdi era spostato un pò più “a destra”. In questi anni, Sandro, era decisamente comunista e contrario ad ogni possibile spostamento dalle posizioni “estremistiche” verso un riavvicinamento al Partito socialista democratico italiano. Negli anni ’60 e ’70, il Psi si sposta a destra e crea l’alleanza con la Dc (e il Centrosinistra), e Sandro combatteva in prima linea con gli operai in lotta per la loro emancipazione economica e sociale. Alla fine degli anni ’80, cade il Muro di Berlino, scompare l’Urss e finisce tragicamente l’esperienza comunista nei paesi dell’Est europeo. Ciononostante, Sandro resta comunista. Negli anni ’90, il crollo del comunismo in Italia venne interpretato come la scomparsa di un sogno, quello di fare giustizia democraticamente. Al suo posto, si collocò Tangentopoli: giustizia sommaria attraverso i tribunali. E Sandro si schierò con questi ultimi. La “discesa in campo” del Cavaliere procurò un tale sommovimento che spaccò il paese in due, ma la linea di demarcazione tra i due schieramenti divenne così fragile che era impossibile individuare fisicamente le due opposte fazioni. Solo uomini e donne come Sandro Curzi erano sempre ben “visibili”.

Il Quarto uomo

In realtà, quello che è accaduto in politica potrebbe essere paragonato a quello che è successo nel gioco del calcio. Una volta, negli anni ’60 e ’70 esistevano la difesa e l’attacco; c’era il terzino sinistro che stava a sinistra, quello destro a destra; il mediano centrale era lo stopper che fermava l’attaccante che era il centroavanti che doveva segnare aiutandosi con l’ala destra, che stava a destra, e l’ala sinistra, che stava a sinistra; il cervello della squadra era il numero 10, mezz’ala sinistra (come Pelè), che si serviva della collaborazione essenziale del numero 8, mezz’ala destra che operava a destra. Oggi, la politica è diventata come il calcio (non si sa se è un caso che la “discesa in campo” di Berlusconi abbia avuto un ruolo importante in tutt’e due i settori): il centravanti non esiste più, al suo posto c’è il tridente: cioè l’ala sinistra, invece di stare a sinistra si sposta al centro e guarda verso destra; il centroavanti, invece di stare al centro si sposta prima a sinistra, poi a destra, poi torna indietro; la mezz’ala destra (il 10, cioè il cervello, in pratica Totti) non è più il cervello che torna indietro, svolge il ruolo di coordinamento tra attacco e difesa, ma al limite della confusione, si fa scavalcare da un terzino destro (come Panucci) che è poi quello che segna! Così la politica. Quello che una volta stava a sinistra (ad esempio, Brunetta, terzino sinistro), è passato ala destra del tridente e picchia forte sugli avversari (i fannulloni); quello che una volta faceva il “picchiatore” di destra, oggi, va in Israele, spostandosi verso l’estrema sinistra scavalcandola sul voto agli immigrati; quello che faceva i centroavanti, cioè la Dc la ritrovi a Destra (Forza Italia e Alleanza Nazionale, che tra l’altro non esistono più da ieri), all’estrema Destra, all’estrema sinistra, all’estremo centro. Quello che stiamo vivendo attualmente è una confusione così forte che forse ci porterà ad avere fra poco due squadre avversarie in campo con lo stesso colore della maglietta, e verranno introdotti altri 4 giocatori che, sempre con la stessa maglia, faranno l’arbitro, i due guardalinee e il Quarto uomo. A Sandro (romano della Lazio) piacevano le due squadre distinte, il derby, calciatori e politici che si battessero anche aspramente, ma con dignità e onore. E aveva ragione!

Era un uomo di parte

Tutti i principali giornali italiani hanno messo in prima pagina la notizia della morte di Sandro Curzi. E non poteva essere altrimenti. Un uomo decisamente di parte, stimato da tutti. Un uomo che voleva distinguersi dagli avversari politici che non considerava “nemici”. Tutti i giornali, o quasi tutti, hanno “copiato” da una stessa fonte e dicono le stesse cose. Il Corriere, La Stampa e La Repubblica utilizzano la stessa fonte dalla quale anche noi, qui di seguito, pubblichiamo un estratto. Ma è la Concita dell’Unità, quella che non rappresenta più la sinistra di una volta, a dare uno scacco ad un “vero comunista”. Meno di una cartella! Concita, bastava aggiungere a quell’articolo buttato giù senza cuore da un tuo cronista, che “Sandro possedeva un sorriso, un accento romanesco e un’apertura mentale che facevano di lui “il comunista più simpatico e intelligente della storia italiana”.

Una breve storia nel "Secolo Breve"



Resistente partigiano a 13 anni, comunista iscritto già a 14, chiamato a 19 anni da Enrico Berlinguer a ricostruire la Federazione giovanile comunista italiana (Fgci), Curzi ha vissuto tutta la sua vita fedele, pur senza rigidità, alle idee di gioventù passando con Fausto Bertinotti a Rifondazione Comunista alla fine degli anni '90. Il suo impegno politico si è svolto all'interno dei mass media, dal primo articolo, quando era ancora adolescente, sull'Unità «clandestina» per raccontare l'assassinio di uno studente da parte di fascisti repubblichini, al ruolo di capo redattore nel mensile della Fgci Gioventù nuova, diretto da Enrico Berlinguer, fino alla vice direzione di Paese Sera, alla direzione del Tg3 e a quella di Liberazione. Curzi ottenne nel 1944, nonostante la minore età, la tessera del Pci. Tra il '47 e il '48 lavora al settimanale Pattuglia insieme a Giulio Pontecorvo e, nel '49, a la Repubblica d'Italia fino a diventare capo redattore di Gioventù nuova diretta da Enrico Berlinguer.

Nel Polesine



Inviato nel '51 nel Polesine per raccontare le conseguenze dell'alluvione, vi rimane come segretario della Fgci. Nel '56 fonda Nuova generazione e nel '59 passa all'Unità, organo del Pci per il quale l'anno successivo viene inviato in Algeria per seguire la fasi dell'indipendenza. Lì intervista il capo del Fronte di Liberazione Ben Bellah. Dopo essere stato direttore dell'Unità, nel 1964 diventa responsabile stampa e propaganda della direzione del Pci. Negli anni '60 collabora fra l'altro alla crescita della radio Oggi in Italia che trasmetteva da Praga ed era seguita in molte parti d'Europa da emigranti italiani. La stagione più calda, quella del '68 e poi dell'autunno del '69, della strage di Piazza Fontana e dei fatti che seguirono nei primi anni '70, Curzi la seguì da vice direttore di Paese Sera.

La televisione

Dalla metà degli anni '70 arriva l'impegno con la televisione: entra infatti in Rai nel 1975 con un bando di concorso indetto per l'assunzione di giornalisti di «chiara fama» disposti a lavorare come redattori ordinari e comincia dal Gr1 diretto da Sergio Zavoli. Nel '76, con Biagio Agnes e Alberto La Volpe, dà vita alla terza rete televisiva della Rai mentre nel 1978 è condirettore del Tg3 diretto da Biagio Agnes. In questa veste "scopre" Michele Santoro e collabora alla realizzazione del programma Samarcanda.

TeleKabul
Diventa direttore del Tg3 nel 1987 dando al telegiornale una impronta inconfondibile, veloce e aggressiva che dà voce alle istanze della sinistra italiana interpretando gli umori di una crescente insofferenza verso la cosiddetta prima Repubblica. Soprannominato per questo, dagli avversari politici, «Telekabul» (dalla capitale dell'Afghanistan occupata dall'Urss negli anni '70), il Tg3 cresce in spettatori (da poco più di 300 mila ai 3 milioni del '91) e autorevolezza.
Comunista e antifascistaNel '92 pubblica con Corradino Mineo il libro «Giù le mani dalla Tv» (Sperling e Kupfer) e nel '93, in contrasto con il nuovo consiglio d'amministrazione della cosiddetta Rai dei professori (direttore generale Gianni Locatelli e presidente Claudio Demattè), si dimette. Passa prima a dirigere il Tg dell'allora Tele Montecarlo e poi, dal 1998 al 2005, dirige Liberazione.

Il Grande Kojak Rifondarolo
Dal 2005, eletto con i voti di Rifondazione, dei Verdi e della sinistra del Pds, era consigliere d'amministrazione della Rai di cui per tre mesi è stato anche presidente in qualità di consigliere anziano, prima di lasciare il posto a Claudio Petruccioli. Comunista e antifascista convinto, politico abile, Curzi si è spesso distinto per posizioni non banali e non sempre in linea con i diktat di partito: basti pensare alle aperture, allora non scontate, del suo Tg3 alle posizioni di Papa Giovanni Paolo II o, più di recente in Rai, all'astensione sulla proposta di licenziamento del direttore di Rai fiction, Agostino Saccà. Tra le sue esperienze va ricordata nel '94 la pubblicazione del libro «Il compagno scomodo» (Mondadori) e nel '95 una curiosa partecipazione al Festival di Sanremo dove canta nel gruppo «La riserva indiana» col nome, palesemente autoironico per chi era stato soprannominato Kojak, di grande capo Vento nei Capelli, eseguendo la canzone «Troppo sole». Era sposato dal 1954 con Bruna Bellonzi, anch'essa giornalista. Era padre di Candida Curzi, giornalista dell'Ansa.

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