Riflessione “a caldo” sulla Preside Maria Torelli
di Roberto Maurizio
Sono un insegnante in pensione con 33 anni di carriera, 12 dei quali come Vicepreside, a Roma. La mia testimonianza si svolge lungo questo percorso: 1. La legge 626 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, come dice la parola stessa, si riferisce agli insegnanti e ai non docenti, tant’è che non è prevista una "figura alunno" nella normativa o se è indicato lo studente svolge un ruolo secondario. La legge, quindi, riguarda appena il 5% della popolazione scolastica (cioè insegnanti e non insegnanti, che prendono il 95% dei fondi della Pubblica Istruzione). 2. La legge in questione, se applicata male, soprattutto negli istituti vecchi, li trasforma in campi di sterminio o prigioni tipo Guantanamo. 3. La scuola è o dovrebbe essere un luogo dove viene trasfusa l'intelligenza, la cultura l'obbedienza, la ricerca. Tutte qualità che hanno bisogno di spazio, luce, colori, sapori, profumi. La 626 è una matrigna per le scuole quando cala dall’alto le porte antipanico che trasformano la scuola in un lager.
4. Questa legge è sempre stata preso sottogamba e con superficialità e derisione, soprattutto dagli studenti, perché era proposta in modo errato. 5. In California, come abbiamo visto di recente, le simulazioni del Big One sono svolte con partecipazione e apprensione, perché lo Stato della costa ovest è completamente (100%) minacciato dal “prossimo futuro terremoto sicuro”, mentre lo Stato italiano è minacciato “solo al 70%”; la Sardegna è immune; la Pianura padana se la può cavare con poco; la Liguria e la Valle d’Aosta ce la possono fare; a Roma, infine, c’è il Papa. A 100 anni dal terremoto di Messina, a 6 da quello di San Giacomo di Puglia, la Sicilia e il Molise sono fortemente allarmati (o dovrebbero essere se non sono incoscienti), così come l’Irpinia, la Basilicata, l’Umbria (sempre in “prima faglia”), Marche e Abruzzo, poi, non possono dormire sonni sicuri. Quindi? La legge non viene recepita da tutte le regioni con la stessa intensità e questo viene “assorbito” dagli studenti con "superficialità".
Vito, il padre e la madre
6. La stampa, intesa come quella categoria che dovrebbe fare informazione per deontologia professionale, perché viene pagata (come quella pubblica) con i soldi dei cittadini, perché se perde i lettori non sa a chi vendere i “giornali” (bellissimo il cartello dei ragazzi di Rivoli: “Come possiamo crepare in fabbrica se ci ammazzate prima”? Splendido! Ovviamente come trovata “giornalistica”. “Come potete vendere i giornali se ci fate ammazzare dal prossimo futuro sicuro terremoto”? Ma tant’è, nessuno se ne frega. 7. Gli istituti delle Medie Superiori sono gestiti dalle Province. Quella di Roma, ad esempio, nel mio ex Istituto tecnico commerciale non è riuscita, dopo 40 anni, a fare appoggiare uno “scivolo di 5 metri per i disabili” sull'ingresso! Ha “traslocato”, questa Provincia, per risparmiare, più di 1.000 alunni di un Liceo artistico, che avrebbero bisogno di spazio orizzontale. Invece li ha piazzati su cinque piani, su corridoi lastricati di sudore e pianto, ed ha costruito, di converso, un mostro: una scala antincendio che invece di andare al di là dell’edificio poggia i suoi piede all’interno del cortile: la Provincia di Roma, ovviamente pensava di fare una bella frittata “colorata” con i 1.000 scalpi indirizzati al punto giusto e nel momento giusto nel luogo più accogliente per fare un “Megafunerale”, mega intesa nella sua accezione matematica. 8. Uno, dieci, cento, mille! Non fa differenza. Adesso è toccato “solo” a uno, al povero Vito. Speriamo che il suo sacrificio servi a salvare gli alunni “colorati” dei Licei artistici.
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