Verso una nuova Bretton Woods?
di Roberto Maurizio
di Roberto Maurizio
Il rampante G20
Si è svolto a Washington, il 14 e il 15 novembre 2008, il Summit del G20 (Gruppo dei 20 paesi più ricchi del mondo). Il G20 è un forum creato nel 1999, dopo una successione di crisi finanziarie per favorire l’internazionalità economica e la concertazione tenendo conto delle nuove economie in sviluppo. Il G20, infatti, riunisce i 19 paesi più “importanti” del mondo, cioè quelli che producono il 90% del Prodotto interno lordo mondiale e rappresentano i due terzi del commercio e della popolazione mondiale (quelli del G8 – Stati Uniti, Giappone, Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia, Canada e Russia), più Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Cina, Corea del Sud, India, Indonesia, Messico, Turchia, Sud Africa. L’Unione Europea è la ventesima potenza, e non si sa perché. Anche Usa, Canada e Messico hanno un’organizzazione in comune, come Brasile e Argentina. Non fa niente. Se ci fosse stata un’unica voce europea il G20 sarebbe stato il G16, cioè il doppio del G8. Forse, i Big avranno pensato che le dimostrazioni contro il G8 si sarebbero raddoppiate. Con il G20, i dimostranti, invece, non saprebbero con chi prendersela per prima.
Il G8 padre del G20
Il G8 continuerà ad esistere, ne è convinto Silvio Berlusconi, prossimo Presidente di turno degli Otto paesi più industrializzati del mondo dal primo gennaio 2009. Anche se la formula del G20 piace molto di più del “vecchio padre” (attaccato dalla sinistra mondiale in ogni sua manifestazione), il G8 continuerà il suo cammino, come ha affermato il Presidente francese Nicolas Sarkozy: “non credo che il G8 sia morto”. "Sono stato molto colpito dall'atteggiamento della Russia che ha appoggiato tutte le iniziative europee. Il G20 conterà sempre di più ma il G8 servirà ad armonizzare le nostre posizioni". Più articolata la difesa di Silvio Berlusconi che ha sottolineato "l'atmosfera" informale del G8 che in due giorni di discussioni libere da agende rigide permette anche la nascita di relazioni personali poi utili e funzionali. Ma non solo: il Premier puntualizza che "nel G8 ci sono paesi che da molto tempo sono democrazie compiute con valori liberali; nel G20 invece ci sono paesi con forme di governo che non possono definirsi delle democrazie compiute". Il Premier non fa i nomi di questi Paesi ma il riferimento almeno alla Cina appare evidente. Anche per questo, secondo Berlusconi, "in questo momento non mi sembra che il G8 debba essere messo da parte e scomparire". Appuntamento confermato quindi, per gli otto Grandi, a Luglio alla Maddalena.
Il convitato di pietra
A Washington, al G20, mancava un convitato di pietra. Il nuovo Presidente Usa che prenderà servizio il prossimo 20 gennaio. Gli Usa sono l'epicentro dell'attuale terremoto finanziario e sono stati rappresentati dal Presidente uscente George Bush. Si è in effetti parlato di un vertice dimezzato, ma Obama, ancora oggi, pur manifestando il suo incoraggiamento al G20, non ha mancato di ricordare che in negli Stati Uniti "c'e un Presidente alla volta". Insomma, il neo Presidente ha preferito evitare i riflettori. Non a caso, il prossimo vertice del G20 si terrà in primavera quando Obama sarà già nella pienezza dei poteri. Per ora, il neo Presidente Usa ha detto che “il paese deve uscire unito da una crisi che riguarda non solo Wall Steet ma anche la Main street” (la gente comune). Nei fatti il Summit del G20 ha riconosciuto la necessità di un coordinamento globale per riformare il sistema finanziario introducendo regole per favorire sia la trasparenza e sia l'azione di monitoraggio e sorveglianza. Il Presidente del Financial Stability Forum (Fsf), Mario Draghi, Governatore della Banca d’Italia, ha parlato di una finanza dove servirà più capitale e ci saranno maggiori regole, dove la regolamentazione sarà in capo all'Fsf e la sorveglianza in capo all'Fmi. Si lavorerà anche per rilanciare la crescita economia mondiale. Verrà poi riconosciuto un maggiore peso ai paesi emergenti attraverso la riforma delle istituzioni sopranazionali, in primis Fondo monetario internazionale e Banca mondiale. L'unità di intenti ha permesso di fissare entro la fine dell'anno il termine per chiudere l'accordo sul commercio mondiale (Doha round), sul quale si confrontano i differenti interessi dei paesi ricchi e di quelli emergenti. Si vuole dunque scongiurare qualsiasi tentazione di protezionismo.
Le conclusioni
Al termine dei lavori svoltisi al National Building Museum i Capi di Stati e di Governo del G20 hanno affidato l’accordo raggiunto ad una «Dichiarazione» che contiene quattro impegni di fondo. Primo: rispondere al rallentamento dell’economia con «misure fiscali per stimolare la domanda interna» al fine di sostenere la crescita «in maniera appropriata alle condizioni nazionali». Il Summit si impegna a sostenere la crescita ed a prevenire nuove crisi approvando un «piano d’azione» che entro il 31 marzo porterà a definire regole più rigide per il mercato finanziario globale. Secondo: rafforzare il ruolo del Fmi assegnandogli maggiori risorse per «aiutare le economie emergenti che si trovano in difficoltà», come ad esempio il Pakistan. Terzo: evitare l’adozione di misure protezionistiche per 12 mesi impegnandosi a rafforzare il sistema di libero mercato «rilanciando i negoziati al Wto entro l’anno», come auspicato dal ministro degli Esteri brasiliano Celso Amorin. Quarto: redigere entro il 31 marzo un «piano d’azione» con le misure per un migliore funzionamento dei mercati destinate ad essere adottate al prossimo summit il 30 aprile 2009 che il Presidente francese Nicolas Sarkozy ha proposto di tenere a Londra poiché allora sarà la Gran Bretagna ad avere la presidenza di turno del G20 mentre un terzo vertice potrebbe tenersi a luglio in Italia. Saranno i ministri di Londra, Brasilia e Seul - la troika del G20 - a redigere il piano «coordinare il lavoro» dei colleghi sulle «50 raccomandazioni» come le ha definite la cancelliera tedesca Merkel. Dal documento emergono disposizioni sulla regolamentazione, sorveglianza e trasparenza dei mercati da applicare in modo concreto entro il 31 marzo, termine entro il quale i paesi del G20 dovranno mettere sul tavolo proposte concrete per la regolamentazione globale, la supervisione e la trasparenza dei mercati finanziari. "Siamo determinati a rafforzare la nostra cooperazione per rilanciare la crescita mondiale e raggiungere le necessarie riforme nel sistema finanziario globale". "Gli sforzi" per sostenere la crescita e stabilizzare i mercati devono proseguire", si legge nel comunicato, dove si precisa che "significative azioni" per stabilizzare i mercati e sostenere l'economia sono già state prese. "Ma c'è bisogno di fare di più per stabilizzare i mercati e rilanciare la crescita". "Per affrontare il deterioramento delle condizioni economiche - si legge nel documento finale - servono politiche di ampio raggio, basate su una più stretta cooperazione economica". Per il rilancio della crescita si dovrà continuare negli sforzi e assumere le azioni necessarie per stabilizzare il sistema finanziario; riconoscere l'importanza del sostegno che può arrivare dalle politiche economiche e fiscali; utilizzare misure fiscali per stimolare la domanda nazionale; aiutare i paesi emergenti e in via di sviluppo e in questo contesto il ruolo del Fmi è "importante". Il G20 ha convenuto sulla necessità di "proposte concrete per la sorveglianza, la trasparenza e la regolamentazione dei mercati". Possibile la creazione di meccanismi di 'early warning'. Il Fondo Monetario Internazionale e il Financial Stability Forum, guidato dal governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, hanno già espresso venerdì la propria disponibilità a farsi carico del compito. Nel testo finale si dovrebbe fare riferimento anche a un "collegio dei supervisori" per monitorare le maggiori istituzioni finanziarie. Entro il 31 marzo dovrebbe anche essere creata una lista delle istituzioni finanziarie che mettono a rischio l'economia globale. Fmi e Banca Mondiale dovranno avere le risorse sufficienti; incoraggiare la Banca Mondiale e le altre banche dedite allo sviluppo a utilizzare tutta la propria capacità per sostenere l'agenda dello sviluppo. Capi di Stato e di Governo del G20 hanno convenuto di accrescere la rappresentatività dei Paesi in via di sviluppo sia nel Fondo Monetario Internazionale sia nella Banca Mondiale. Più in generale al G20 c'è stato l'ok sulla necessità di rivedere le strutture nate da Bretton Woods. L'unità di intenti ha permesso anche di fissare entro la fine dell'anno il termine per chiudere l'accordo sul commercio mondiale (il cosiddetto Doha round), sul quale si confrontano i differenti interessi dei paesi ricchi e di quelli emergenti. Si vuole, insomma, scongiurare qualsiasi tentazione di protezionismo.
Il Primo test fra poche ore
I risultati del Vertice saranno al vaglio dei mercati finanziari proprio in queste ore.
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