27 marzo 2010

Contro i mulini a vento

Contro i Mulini a Vento, non ballo il tango col caschè
di Roberto Maurizio





Cervantes, un mito in una Spagna che non c’è più





Pietro Laureano


La figura epica cavalleresca di Don Chisciotte della Mancia riesce a veicolare ancora adesso una grande quantità di proseliti del magnifico e “ingegnoso hidalgo”, hijo de Algo, figlio di qualcuno. Il Grande Matto spagnolo Don Chisciotte è nato dalla mente di Miguel de Cervantes Saavedra, padre della lingua spagnola e morto lo stesso giorno di Shakespeare, il 23 aprile 1616. Cervantes per lo spagnolo è come Dante per l’italiano, due padri di due lingue neolatine. Quanti sono ancora i Don Chisciotte che combattono contro i mulini a vento? La lista sarebbe troppo lunga. Fermiamoci solo agli ambientalisti, quelli che costruiscono i “moderni mulini a vento”, proprio quelli contro cui combatteva Cervantes. Mostri terribili per produrre energia elettrica a basso costo con la violenza contro l’ambiente. Questi “terribili mostri” bianchi deturpano le nostre colline, i nostri monti, i nostri mari. Questi mostri, che agitano minacciose le loro lunghissime e lusinghissime braccia, sono il frutto di tanti anni che sono serviti a creare un nuovo mondo basato sulle menzogne. Lo sviluppo sostenibile, l’equo sistema, l’anti Ogm, la no Tav, no al Ponte, e, last but not least, l’Ora della Terra (Heart Hour), promossa dal Wwf a livello mondiale. Oggi dalle ore 20.30 alle 21.30, in Italia si spegneranno le luci di centinaia di migliaia di monumenti (meno male che nella Capitale sarà spenta solo Fontana di Trevi e che nello Stadio Olimpico di Roma sarà già finita la partita Roma-Inter, li vorrei vedere questi dell’Ora della Terra in Curva Sud mentre spengono le luci quando la Roma è in vantaggio per 2 a 1). In questo mondo di lacrime, ben altri sono i problemi da affrontare, concreti e contingenti. Invece no. Diffondiamo sulle nostre colline, sui monti e vicino al mare, quei mostri che non hanno nulla a che fare con la natura, con la cultura, con il paesaggio. Il Gargano è stato violentato da queste pale eoliche visibili da 10 chilometri, che deturpano l’ambiente, che nascondono perfino le Isole Tremiti.



La Fai o ci sei?





L’Italia fa la “gradassa”, fa la presuntuosa che crede di possedere il 30% dei beni culturali del mondo. Dice bene Pietro Laureano, architetto e urbanista, consulente dell’Unesco per le zone aride, la civiltà islamica e gli ecosistemi in pericolo: la bella Italia è tanto bella come sono belle tutti gli altri siti del mondo dove l’uomo si è saputo coniugare con la natura. Non sono queste le parole pronunciate da Laureano, ma forse è questo il senso: smettiamola di crederci i primi della classe e credere di volare in alto per raggiungere il Sole come Icaro e di vomitarci addosso. L’Italia è un paese come gli altri, con i suoi meriti e sui difetti. Mettiamo, dunque, i piedi per terra. L’Italia è un bello stivale acciaccato dall’incuria e dall’irresponsabilità di chi l’ha governato per 149 anni. L’Unesco, l’Agenzia specializzata delle Nazioni Unite alle dirette dipendenze dell’Ecosoc (Consiglio economico e sociale) ha riempito di siti soggetti al patrimonio dell’umanità quasi tutta l’Italia. L’Agenzia Onu è stata critica negli anni passati, durante la “Guerra fredda” di essere manovrata dal comunismo sovietico e da quello proveniente dai Paesi in via di sviluppo. E’ un carrozzone burocratico che mangia soldi a elevato tasso di soddisfazione personale. L’Unesco è quell’istituzione Onu che tollera lo scempio in Italia dei tralicci schifosamente bianchi, i mulino a vento, che stanno distruggendo la cultura del nostro paese senza un perché e se la prende con i centri commerciali, quelli che portano acqua, pane, carne, pesce, e quant’altro ai cittadini in modo un po’ più sensato ed equilibrato rispetto alle fiere di paese di un tempo. Questi orribili mostri ecologici sono prodotti dalla stessa mente degli ecologisti.



Dulcinea del Toboso, la donna che tutti i pazzi vorrebbero avere





Ecco cosa scrive Liberato Russo su http://www.terza-pagina.myblog.it/.
Tanti, tantissimi "Don Chisciotte", si sono agitati in questo tempo in "Terra di Molise", pronti a 'sfoderare' la spada per difendersi dai nuovi "mostri dalle lunghe braccia" che pare abbiano deciso di cambiare direzione, allontanandosi dal mare e preferendo le quiete colline bassomolisane tra dolci vigne ed uliveti... Noi, novelli "Don Chisciotte", non siamo solo uomini d'istituzione, di cultura, figure emblematiche, ma soprattutto semplici cittadini, quelli affezionati alla propria terra, ai frutti del proprio lavoro, al proprio mare, ad un passato che altri, ahimè, per interesse o per singolare egoismo, stanno irrimediabilmente cancellando! Siamo novelli "Don Chisciotte" pronti ad un altro singolar duello non tanto contro l'energia eolica, quanto contro tutto ciò che si oppone alla "democrazia partecipata"! Perciò, mai come in questo caso, la sfida di "Don Chisciotte" è il desiderio di giustizia che attraversa il mondo, che si oppone ai suoi ostacoli e alle sue brutture! Un desiderio che si rafforza ad ogni negazione, che si conferma in ogni amara delusione! Dunque, un "curioso esercito di mostri", da affrontare con "cavalleresco ardore" ed "indomito coraggio", non per gloria personale o per amore della bella "Dulcinea del Toboso", ma per non togliere alle nostre coste molisane e all'incontaminata campagna la bellezza e la naturalezza che hanno sempre avuto!


Il Governo di un’isola favolosa: Palazzo Chigi




Il risparmio energetico, lo smaltimento corretto dei rifiuti, la protezione dell’ambiente, della biodiversità, della cultura per la sopravvivenza del nostro pianeta sono cose essenziali. L’obiettivo di difendere il territorio e l’umanità dal degrado di tutti gli abusi ambientali è più che sacrosanto. Ma, quando si passa da un eccesso all’altro, le cose non camminano sulle proprie gambe, né su quelle dell’asino del fido scudiero di Don Chisciotte della Mancia, lo scudiero Sancho Panza, a cui era stato promesso da “El ingegnoso hidalgo” il governo di un’isola favolosa. Il Fai (Fondo ambiente italiano) che ha, tra l’altro, rubato la sigla ad un altro Fondo della Direzione per la cooperazione allo sviluppo degli anni ’80, gestito da Francesco Forte, oggi apre tutte le belle strutture italiane al pubblico, compresa la favolosa stanza dei bottoni di Palazzo Chigi. Ma secondo voi, quelli di Tor Bella Monaca di Roma, con tutti i problemi che hanno, gli operai licenziati che salgono sui tetti, i commercialisti che stanno redigendo i bilanci delle aziende a loro affidate, le casalinghe che preparano il pranzo ai figli bamboccioni, quelli che non riescono a raggiungere la terza settima (mentre io non riesco neanche a stare a galla la prima), domani andranno a vedere la stanza dei bottoni di Palazzo Chigi? Ma che Italia è questa?


L’imperatore Sancho Panza



Il sogno di tutti gli uomini depressi è quello di governare un’isola incantata, come Sancho Panza. Il sogno delle grandi potenze è stato quello di sottomettere gli altri stati con il colonialismo, di bombardare i nemici, il sogno dei governanti è quello di rendere schiavi i loro governati per essere di nuovo eletti, il sogno dei più grandi fantastici sognatori ecologisti è quello di trasformare gente “normale” in automi guidati dal “minculpop” capace di discernere il bene dal male. Il male assoluto, almeno per oggi, 27 marzo 2010, è quello dell’uso sconsiderato della corrente elettrica, della luce artificiale. Oggi, si spengono le luci, tacciono le voci e nel buio si sente sussurar: prego, vuol ballar con me? Grazie preferisco di no, non ballo il tango col caschè. Grazie, prego, scusi, tornerò. Grande Celentano!

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