21 aprile 2009

Contro il razzismo: Obama, Balotelli e Ferdi

Obama, Balotelli, Ferdi e il razzismo
di Roberto Maurizio
Obama e Chavez


Non è poi tanto difficile sbrogliare la matassa. Da una parte, l’impero del bene: Mahumud Ahmadinejad, il Presidente dell’Iran che accusa di falsità l’Occidente per avere inventato l’olocausto per dare uno spazio vitale ad Israele e conquistare, uno dopo l’altro, i grani della spiaggia per arrivare alla Mecca; secondo Ahmadinejad, Israele è come Hitler e Stalin (insieme hanno ammazzato o fatto ammazzare circa 135 milioni di persone), il Corriere della Sera, per par conditio unilaterale, cita solo Hitler (meglio così, in modo tale che i comunisti possano ancora sollevare un respiro di sollievo nei confronti del Presidente iraniano); il Vaticano, che non abbandona la conferenza di Ginevra sul razzismo, dando man forte a Ahmadinejad e ai Lefreviani negazionisti; Chavez & C. dell’America Latina, che combattono il capitalismo rampante e quello schifoso di Bush e di tutti i paesi ricchi occidentali che hanno espropriato il subcontinente dalle sue ricchezze (quali ricchezze) per trasferirle a Forlì; la Francia, la Svizzera e i Cechi, intesi non come non vedenti ma come non udenti, che pur di far colpire irreversibilmente la moglie si tagliano i coglioni; paesi, questi, democratici appartenenti all’impero del bene, che affiancano il buon andamento della politica internazionale, fregandosene del tutto, giustamente, della pace, della concordia, della possibilità di trovare un’intesa.

Mario Balotelli

E poi, finalmente come rappresentante del paese più democratico del mondo, Obama, che affianca i leader liberali, Ahmedinejad e Chavez, coloro che sono puri come la candeggina e vogliono un mondo migliore, basato sul rispetto reciproco, cioè annientamento del capitalismo selvaggio e dello Stato di Israele, che è la stessa cosa di prima. Obama, come un vecchio “Stallone” è il leader puro dell’impero del bene, sul quale punta il mondo. Una sua mossa sbagliata potrebbe essere pregiudizievole agli equilibri mondiali. Obama, adesso, è quello che ci risolve i problemi del clima, dell’ecologia, della foca vedova, dell’uccello sul cappello; quello che garantirà che Balotelli non venga più fischiato dagli sporchi juventini, quello che ha appoggiato Ferdi durante la finale del Grande Fratello; sembra che tutta la Casa Bianca fosse sintonizzata su Cinecittà per vedere anche l’ultima puntata di lunedì della trasmissione guidata dallo spacco di Alessia Marcuzzi; Obama si è schierato in favore dello “zingaro”, meglio non chiamarlo così in un clima antirazziale, di origine Rom, comunque abbandonato dal padre, dopo una traversata in Adriatico e dedito al furto e alla rapina (“zingaro”, “ebreo”, “negro”, "molisano", "laziale" sono, giustamente parole da eliminare dal linguaggio scurrile di una società civile, sempre se civile si possa definire Chavez). Sembra, comunque, che la vittoria di Ferdi sia stata “sponsorizzata” direttamente dalla Casa Bianca che abbia inviato milioni di email a favore del Montenegrino e contro Cristina, la ragazza che rappresenta l’impero del male.

Ferdi, vincitore del Grande Fratello '09

Prima fra tutti i paesi dell’impero del male si erge, oggi non quella di Prodi, l’Italia, come il paese più inopportuno a questo mondo: quello che ebbe il coraggio di inviare Cristoforo Colombo, giustamente decapitato dal democratico Chavez. Berlusconi è il male assoluto insieme all’altro malfattore, quell’imbecille del suo fedele Fede. Berlusconi per definizione è il più malfattore dei malfattori, anche se ha ritirato la delegazione dalla conferenza sul razzismo per dare una mano agli amici ebrei (non si può dire “ebrei”, popolo di Israele). Appare come leader carismatico mussoliniano anche per quello che fa in Abruzzo, che secondo il Tg3 è decisamente vergognoso: una donna abruzzese paffutella che si lamenta che le lenzuola sono bagnate e aspetta la mano divina per risolvere i suoi problemi quotidiani, ad esempio una lavatrice stira e ammira, sciacqua e asciuga. Altro che Friuli! Meglio l’Irpinia. Ma questa non è solo la pubblicità negativa di una rete votata allo sfascio continuo, è la verità di un popolo fiero come quello abruzzese che cade nella trappola della solidarietà pelosa.

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