La D'Amico, peggio del terremoto
di Roberto Maurizio
In diretta con la Sette (ore 21.57)
La D'Amico è inattendibile, come Santoro, come la Litizzetto e come altri quattro guitti. Lei , la D'Amico, nata a Roma il 30 agosto 1973, giornalista pubblicista e quasi laureata in giurisprudenza, ha fatto strada grazie a Renzo Arbore (una persona al di sopra delle righe che si presta a queste "indicazioni" di tipo mi manda Picone di Bari). Ilaria crede di aver trovato l'America in Italia, lavorando, si fa per dire, per Sky e la Sette. Avete mai visto una presentatrice dello sport presentare programmi politici (politici si fa per dire, una rissa continua, dove, addirittura, emerge Casini)? Disgustosamente e preventivamente schierata a sinistra, là dove fioccano i soldi, si fa applaudire ogni volta che pronuncia una frase demagogica tipo quelle di Piazza Venezia. Prima si alzava il braccio destro con il saluto romano, ora non si ha nemmeno la forza di alzare il braccio, si battono quelle scelerate mani che non sanno quello che fanno. Un applauso tipo Ceaucescu, un applauso tipo Tito, un applauso tipo tanti piccoli despoti annientati dalla storia, ma ancora, purtroppo presenti, in Corea del Nord, a Cuba, in Somalia, in Iran, in Venezuela. D'Amico (ma non era quello dei tours tarocchi delle gite scolastiche?), forse amica di Chavez, ma sicuramente amica di merende della Litizzetto, crede di essere la padrona del mondo. Certo, sicuramente, non avrà nulla a che fare con i profilattici usati, secondo la Letizzetto, dalla nuova conduttrice della "prova del cuoco" che ha sostituito Antonella Clerici. Certo è che il suo programma "Exit", avvertenza presente in tutti i bagni del mondo con o senza il bidé, si accosta inesorabilmente all'altra lordura, che in tempi di crisi dobbiamo subire, quella della bella vignetta dell'irresistibile Vauro, che ha offeso non solo i circa 300 morti del sisma dell'Abruzzo, ma tutti i familiari che hanno visto "un aumento delle cubature nei cimiteri". D'Amico di chi?
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