17 aprile 2009

Santoro e Titti

Santoro e Titti
di Roberto Maurizio

Bravo Santoro


Anno Zero, all’inizio delle sue trasmissioni, aveva poco più di 100.000 afecionados. Lo share era basso, nonostante che Michele e Ruotolo ce la mettessero tutta per fare incazzare gli italiani. Non tirava. Ripetitiva, squallida, con il solito Travaglio, all’inizio, e con la ciliegina sulla torta, alla fine, con il vignettista del cavolo, Vauro. L’apice degli ascolti, credo, l’abbia ottenuto la settimana scorsa, con una trasmissione indecente sul terremoto d’Abruzzo (più Ruotolo parlava con gli abruzzesi, più questi diventavano antipatici). Nella puntata di oggi, sempre Ruotolo, che ha superato il maestro nella sua ferocia, ha fatto parlare una “sfollata” abruzzese con chiaro accento barese, senza accorgersene: per lui, Ruotolo, degno erede del Regno delle Due Sicilie, non esistono differenze linguistiche tra L’Aquila e Teramo, tra Pescara e Ortona, tra Campobasso e Caserta, tra Avellino e Napoli, tra Cosenza e Messina, tra Trapani e Palermo. Così anche i baresi hanno contribuito a rendere antipatici gli abruzzesi. Questa sera, però, a parte Ruotolo, Anno Zero è stata una trasmissione accettabile da molti punti di vista.

Travaglio e i due Cavalieri
Travaglio ha letto una serie di articoli di propaganda sull’attuale Cavaliere, imitando la voce di Benito. Un complimento inaspettato! Non ha sciorinato il suo consueto rosario di accuse a destra e, qualche volta, in punta di piedi, a sinistra (a parte qualche denuncia di una facile collusione mafiosa non dimostrata di imprese costruttrici italiane per sottomissione a estorsioni, prontamente smentite durante la trasmissione da alcune delle aziende interessate al pestaggio in diretta). Santoro ha cercato di condurre una trasmissione “onesta”. Ed è riuscito nel suo intento. Ghedini, Pdl, ha risposto con sobrietà e argomentazioni plausibili. Lo stesso Di Pietro questa volta, senza sfoderare l’arma del fondamentalismo giustizialista è stato convincente e corretto.


La “signorina” Titti
La solita Margherita, la spadaccina ex poliziotta, non ha saputo smentire la sua nullità, quando ha chiamato in causa una responsabile della Protezione civile, chiamandola “signorina” Titti Postiglione. Forse, anzi, spero che abbia capito male, ma a me è sembrato di sentire dare la parola alla dirigente della Protezione civile con un appellativo che non esiste più nel linguaggio italiano e che sembrava, invece, essere evocato solo, forse, per sottolineare la “diversità” di una donna con le idee chiare, una donna che dovrebbe assurgere a posizioni di rilevanza politica il più presto possibile.


Titti Postiglione

Titti Postiglione è stata la protagonista, insieme a Santoro, di Anno Zero. Perché Titti Postiglione è emersa come una meteora sopra il cielo ingiallito di Anno Zero? Perché ha detto pane al pane e vino al vino. L’Italia è un paese a rischio. Non pensiate che l’Abruzzo sia la fine di un incubo. Ogni giorno in Italia la terra trema. Ogni stagione un’inondazione ci colpisce. L’Italia è a rischio continuo. La prevenzione non deve essere un vezzo o una risposta lacrimevole dopo i lutti e le catastrofi. Secondo Titti Postiglione, in Italia la cultura della prevenzione è ancora da venire. Calabria, Sicilia, Campania, secondo la Postiglione sono sotto tiro. Ma nessuno reagisce. 1909, Messina, è scomparsa dalla memoria degli italiani, aggiungo io. Il 1715, anno di distruzione immane nella zona garganica è come se fosse passato invano. Per questo, “Stampa, Scuola e Vita” si schiera apertamente in favore di Titti Postiglione, una “signorina”, che insieme a Bertolaso, sa di che cosa parla.


Tutto il resto è noia
Tutto il resto della trasmissione è pura noia. Una Guzzanti che non ha fatto ridere e un Vauro che da San Pietroburgo ha spedito le vignette satiriche sul povero Gesù in croce con una mano inchiodata. Nei paesi arabi questo gli sarebbe costato molto. Ma qui, in Italia, Vauro può ridere dei morti e fare le sue vignette su Gesù come se fossero parenti suoi.

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