9 aprile 2009

Il terremoto e la Rai

Il terremoto e la Rai
di Roberto Maurizio

E vola, vola, vola
Abbiamo già visto l’imbecillità in azione della Rai durante il “racconto” del terremoto in Abruzzo (lo share che si impenna). Meno male che questi eventi sono scaglionati, così anche la scempiaggine della Rai potrà essere assunta in dosi diluite. Il problema è che il terremoto passa e la Rai resta. Se provassimo adesso durante la ricostruzione dell’Abruzzo a rifondare un po’ la Rai non sarebbe male. Proposte. Prima proposta: devono esistere tanti canali quanto sono i partiti e attribuire a ciascun canale un partito. Ad esempio, Tg1 al partito di governo, Tg2 a quello di opposizione e basta. Ovviamente, restano liberi i canali privati guidati solo dalla loro capacità di imporsi sul mercato. L’ascoltatore sa che il Tg1 è filogovernativo quello sul Tg2 è antigovernativo. Adesso si sa che il Tg3 (Telekabul) è di sinistra e va bene, il Tg1 (teleberlusca) è governativo e il Tg2? Seconda proposta. La radio, purtroppo, è ancora molto seguita. I danni che produce sono poco appariscenti, in quanto più sotterranei di quelli televisivi, ma diventano più devastanti e irreversibili se prolungati nel tempo, in quanto dopo entra l’assuefazione. Cancelliamo, quindi, i programmi di “svago” e “satirici” che confondono i radio spettatori, tipo “Sei uno zero”, “Katerpillar”, definendo anche qui nella distribuzione la demarcazione tra reti filogovernative e antigovernative. Terza proposta. Togliamo il commento alle notizie. Chi ha studiato un po’ di giornalismo anglosassone sa che la notizia deve sempre essere separata dal commento. Il lettore deve sapere distinguere i “fatti” dalle “opinioni”. Purtroppo in questa Italia provinciale assistiamo ancora alla confusione tra i due momenti distinti dell’informazione, ma il “commento” diventa più subdolo quando, soprattutto in televisione, una sequenza visiva viene accompagnata dalla musica. Santoro docet. L’immagine di un operaio durante uno sciopero o una protesta viene sempre accompagnata da una musica “accattivante” che diventa “drammatica”, quando la lavoratrice è una donna (appartenente alla categoria mamma, e la mamma per l’italiano è intoccabile) mentre racconta che non riesce ad arrivare alla fine del mese. Su questa immagine, allora si scomoda, di solito, la messa di requiem di Mozart. Il messaggio che si vuole lanciare colpisce inesorabilmente il bersaglio se la lacrima della donna-mamma viene sottolineato dal “commento” sonoro. Quindi, per correttezza, il “commento sonoro” non deve stare sull’immagine che è già drammatica per sé stessa! Quarta proposta. Questa riguarda il canale radiofonico più spocchioso ed elitario oggi esistente, il Gr3. Anche qui, è la musica che la fa da padrona. Lo scempio che viene condotto dai “giornalisti” del Gr3 è il seguente. Radio 3 Scienza. Si parla del terremoto dell’Abruzzo. Bene. Dopo tre o quattro minuti, non si sa perché, invece di mandare in onda la pubblicità (capitalisticamente schierata), attacca una musica: “Saint Louis Blues”. Ma che c’entra? Di solito, i pezzi che vengono scelti da questi soloni dell’informazione sono tutti appartenenti alla musica americana in un inglese più o meno comprensibile. Ora, se io trasmetto un reportage sull’Arabia Saudita e faccio sentire musica araba, va bene. Ma anche qui, data la vasta ignoranza in giro, non puoi trasmettere musica marocchina, sempre araba, ma che non ha nulla a che fare con la musica saudita. Ma tant’è. Allora, la proposta è la seguente: le inchieste e i reportage devono essere accompagnati da musica che si capisce. E non si capisce perché sul Gr3 non si sentono canzoni italiane. Anche la musica fa parte dell’economia. Il servizio pubblico, non per essere protezionisticamente imbecilli, deve cercare di incentivare le case discografiche italiane, in primis. Le canzoni in inglese, molto spesso, non sono capite dagli stessi americani o anglofoni. E’ come la musica operistica italiana in cui la decifrazione del significato a volte è problematica anche per i toscani. Se si scelgono pezzi musicali cantati occorre, quindi, che si capisca il senso. Insomma, se il Gr3 parla del terremoto dell’Abruzzo perché non trasmettere come commento “E vola, vola, vola”?

http://www.youtube.com/watch?v=Cgrrm5Efeg0





Vola, vola, vola …
Luigi Dommarco

Vulesse fa’ ‘revenì pe’ n’ora sole
lu tempe belle de la cuntentezze,
quande pazzijavame a vola vola
e te cupre’ de vasce e de carezze

E vola, vola, vola, vola, vola
e vola lu pavone,
si tiè lu core bbone
mo fammece arpruvà.

‘Na vote pe’ spegnà lu fazzulette,
so’ state cundannate de vasciarte.
Tu te scì fatte rosce e me scì ditte
di ‘nginucchiarme prima e d’abbracciarte.

E vola, vola, vola, vola
e vola lu gallinacce,
mo si ti guarde ‘n facce
mi pare di sugnà

Come li fiure nasce a primavere,
l’ammore nasce da la citilanze.
Marì, si mi vuò bbene e accome jere,
né mi luvà stù sogne e sta speranze.

E vola, vola, vola, vola
e vola lu cardille,
nu vasce a pizzichille
né mi le può negà.

Nà vota 'r'na pupuccia capricciosa,
purtive trecci appese e lu fruntine,
mo ti si fatte serie e vruvignose,
ma ss'ucchie me turmente e me trascine.

E vola, vola, vola, vola
e vola la ciaramella,
pe' n'ore cuscì belle
vulesse sprufunnà.

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